Signora di tutti i popoli

"Signora di tutti i Popoli"

Amsterdam 25 marzo 1945
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I dogmi mariani

 I Dogmi Mariani

  di Maria Butticè


MARIA, MADRE DI DIO: dogma proclamato dal Concilio di Efeso 431.

La maternità divina è la prima e più importante verità mariana, fonte e radice dei privilegi a Lei accordati e rappresenta lo scopo primario per cui, sin dall’eternità, fu voluta da Dio. Grazie alla maternità divina, Maria è legata a Cristo da una particolare relazione personale che si fonda sul dono della vita umana a Colui che è il Figlio di Dio. Pur avendo comunicato a Gesù solo la vita terrena, Maria può essere chiamata a pieno titolo Madre di Dio perché il soggetto della relazione madre – figlio è la persona. E in Gesù Cristo le due nature, quella umana e quella divina, si uniscono in un'unica persona, quella divina.
 
Dunque, proclamare Maria, Madre di Dio, non significa certamente che ha generato la divinità, perché la creatura viene sempre dopo il Creatore. Significa invece che ha dato la natura umana al Verbo di Dio, cioè alla seconda Persona della Santissima Trinità, che è Dio.
La Sacra Scrittura non contiene l’esplicita affermazione della maternità divina di Maria, ma espressioni equivalenti.
 
Tutti i testi in cui si allude alla divinità di Gesù e gli altri in cui la Madonna è indicata come la sua vera madre sono una prova biblica della maternità divina di Maria. Più significativi sono alcuni brani in cui nello stesso contesto, Gesù viene caratterizzato da attributi divini e Maria viene indicata come madre di Lui nella totalità della sua persona. (Galati 4,4 – 6; Mt 1,20 – 23; Mc 2,7; Mt 28,20).
 
Gli esegeti trovano chiare affermazioni della divinità di Cristo e di conseguenza della maternità divina di Maria anche in varie espressioni di San Luca (1,35; 1,39 – 44.  56).
 
Le prime affermazioni certe sulla maternità divina ( Theotokos), sostiene il mariologo R. Laurentin, si trovano a partire dal 325, anno in cui risale la lettera di Alessandro d’Alessandria ad Alessandro di Costantinopoli in cui Maria è chiamata “Theotokos” genitrice di Dio. Pressappoco degli stessi anni è l’antifona Sub tuum praesidium con l’identica espressione di Theotokos. A partire dalla seconda metà del secolo IV le testimonianze si moltiplicano sia in Oriente che in Occidente.
 
La maternità divina è la prima verità ufficialmente riconosciuta dalla Chiesa. Ciò avvenne nel III Concilio ecumenico, celebrato nel 431 ad Efeso. L’occasione fu offerta da un’eresia cristologica di Nestorio il quale affermava che le due nature di Gesù, quella umana e quella divina, non ammettevano lo scambio delle specifiche attribuzioni, di conseguenza Maria, avendo dato solo l’umanità al Verbo, non poteva essere chiamata madre di Dio ma al massimo madre di Cristo. Le affermazioni di Nestorio furono combattute da San Cirillo, vescovo di Alessandria, il quale, pur riconoscendo che le due nature di Gesù, quella divina e quella umana, sono perfette e ciascuna con le sue caratteristiche tuttavia le due nature si uniscono in un'unica persona. C’è lo scambio delle due nature, in tal senso il Verbo, incarnandosi è nato nel tempo da una donna, da Maria.
 
Il Concilio di Efeso approvò le affermazioni di San Cirillo e proclamò Maria “Madre di Dio”.
I primi Concili, trattando della maternità divina, fermarono la loro attenzione al momento genetico della concezione e del parto.
 
Il Vaticano II invece la vede in prospettive e in dimensioni diverse, infatti vede “questo mistero fondamentale di Maria nel più vasto contesto dottrinale dell’intera missione della Vergine, considerandola nella prospettiva teologica della storia della salvezza, cioè alla luce del Cristo Salvatore e della Chiesa sacramento salvifico”.
 
Il Vaticano II non si limita ad elencare i vari elementi della maternità fisica di Maria nei confronti di Gesù: “concezione, parto, nutrimento” ne allarga il concetto   anche ai compiti spirituali: “educazione, unione, comunione spirituale con il Figlio e con la sua missione”. L’unione materna di Maria con il Figlio è un’unione costante nell’opera della salvezza e il Vaticano II mette in rilievo gli atteggiamenti interiori di Maria: “la consapevolezza, la libertà con cui Maria acconsente all’incarnazione e collabora alla missione del Figlio”.



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